domenica 8 maggio 2011

Cavità di Via Vittorio Veneto - Cagliari Monumenti Aperti 8-9 maggio 2011

I racconti di Monumenti Aperti

Lo scrittore Giorgio Todde è stato coinvolto per la terza edizione de I racconti di Monumenti aperti.
Fra i tanti siti aperti, sono stati scelti vari monumenti cui dedicare altrettante storie originali da raccontare:  domenica 8 ore 18, nelle cavità di via Vittorio Veneto, Fabio Marceddu e Rita Atzeri in veste di narratori con Giorgio Todde, autore del racconto, fra cronaca e realtà ci raccontano la storia di una di quelle famiglie che fino alla metà del secolo scorso abitarono grotte, cavità e tombe del sottosuolo cagliaritano.
Diversamente dai festival letterari tradizionali, I racconti si caratterizza per la spinta produttiva originale alla quale sono chiamati gli scrittori, nel rispetto del progetto: non dunque una vetrina per produzioni letterarie già esistenti ma un’occasione per commissionare opere originali con la finalità di valorizzare, attraverso la letteratura ma anche la musica, il patrimonio artistico cittadino in un contesto di grande visibilità come è Cagliari Monumenti aperti.
Ogni monumento racconta una storia ufficiale, condivisa. Agli scrittori è chiesto di dare ai monumenti identità nuove, diverse, attraverso narrazioni originali che li contestualizzino in modalità inconsuete, trasformandoli in protagonisti anche involontari di storie soprattutto contemporanee. Ecco perché, accanto agli scrittori cagliaritani o quanto meno sardi, il progetto prevede anche il coinvolgimento di “sguardi stranieri”: scrittori che visitano Cagliari per la prima volta e che sono in grado di regalare visioni ancora più inaspettate. Ogni scrittore, oltre che scrivere, dovrà leggere il racconto nel monumento scelto in un incontro col pubblico che prevede, oltre alla lettura, l’esecuzione di una colonna sonora, anch’essa originale, ispirata alla storia raccontata.
I tre racconti sono infine pubblicati in un elegante libretto, disegnato da Manuel Putzolu e arricchito dalle illustrazioni di Tiziana Martucci, che negli anni andrà a costituire una collana di narrativa straordinaria. Nelle due precedenti edizioni, I racconti di Monumenti aperti ha coinvolto Marcello Fois, Gianluca Floris, Michela Murgia, Enrico Pau, Massimiliano Medda e Mario Gelardi.

Cavità di Via Vittorio Veneto - Cagliari

La cavità, sorta presumibilmente in epoca romana, fu utilizzata durante il II Conflitto Mondiale, come rifugio contro i bombardamenti. Terminata la guerra, la cavità diede asilo provvisorio agli sfollati che, al loro rientro a Cagliari, avevano trovato le loro case distrutte.
Cavità di Via Vittorio Veneto
La cavità si apre in via Vittorio Veneto, di fronte al numero civico 40. Essa fu realizzata per estrarre materiale da costruzione e presenta una forma irregolare con un perimetro di circa 150 metri ed uno sviluppo interno di circa 600 metri quadri. Durante la fase di scavo nella roccia furono risparmiati, all’interno della Cavità, cinque tozzi pilastri a base quadrata al fine di conferire solidità alla volta ed evitare crolli. Cessata l'attività di cava seguì probabilmente quella di utilizzo come serbatoio d'acqua. Tale utilizzo, a giudizio del canonico Giovanni Spano, sarebbe iniziato in epoca cartaginese e proseguito in epoca romana. Nel 1943, durante il II Conflitto Mondiale, la cavità fu riutilizzata come rifugio contro i bombardamenti e fu anche realizzato un rudimentale impianto elettrico all'interno. Terminata la guerra, la grotta diede per qualche tempo precario asilo a quegli sfollati che, al loro rientro a Cagliari, avevano trovato le loro case distrutte dai bombardamenti.






Nato a Cagliari nel 1951, si è laureato in medicina e ha conseguito la specializzazione in oculistica. La passione per la narrativa si è manifestata nel 2000, con la pubblicazione del romanzo Lo stato delle anime, con il quale ha vinto il Premio Berto di Capo Vaticano e il Regium Julii di Reggio Calabria. A questa prima esperienza letteraria sono seguite altre prove di eguale successo.

  • Lo stato delle anime, Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli, 2001; 2002; 2005; 2006
  • Lo stato delle anime, Sassari, La Nuova Sardegna, 2003
  • La matta bestialità, Nuoro, Il Maestrale, 2002; 2003
  • La matta bestialità, Cagliari, L'Unione Sarda, 2003
  • Paura e carne, Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli, 2003; 2005
  • Ei, Nuoro, Il Maestrale, 2004
  • L'occhiata letale, Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli, 2004; 2006
  • L' etat des ames: une enquete d'Efisio Marini, traduit de l'italien par T. Laget, Paris, Gallimard, 2005
  • E quale amor non cambia, Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli, 2005; 2007
  • Al caffè del silenzio, Nuoro, Il maestrale, 2007
  • L'estremo delle cose, Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli, 2007; 2009
  • Dieci gocce, Milano, Frassinelli, 2009
  • Ero quel che sei, Nuoro, Il Maestrale, 2010


Giorgio Todde Il Noce - Scritti sull'isola rinnegata
A partire da un fatto, un paese, una condizione di volta in volta ritenuti emblematici di una purtroppo diffusa insensibilità per il rispetto dell’ambiente, Giorgio Todde ha scritto dal 2003 a oggi una serie di pungenti articoli per uno storico quotid...iano . Questo libro li raccoglie, rendendo la testimonianza di delitti commessi a danno del paesaggio, e quindi a danno di se stessi, a presente e futura memoria. L’azione degli amministratori, “padroni del territorio” e delle comunità che essi rappresentano. I centri storici devastati o snaturati. La confusione drammatica tra “chi amministra e chi fa impresa” che talvolta sono la stessa persona. Il caso clamoroso della necropoli punica di Tuvixeddu. La “debolezza culturale” della società isolana davanti al nuovo e al moderno che spinge un intero popolo a ripudiare il proprio paesaggio e dunque perfino se stesso. L’isola considerata allegoria dell’intera nazione che si divora da sé. Gli interventi di Todde disegnano anni critici durante i quali il paesaggio, peggiora con una velocità mai prima registrata. Descrive la vittoria della ferocia edificatoria sulla bellezza dei luoghi e va, per tutto questo, alla ricerca di un perché. (dal catalogo de 'Il Maestrale editore')  

La matta bestialità di Giorgio Todde

Che scoperta Giorgio Todde. Un oculista che guarda la realtà con occhi raffinati e affinati. Scrive da anni, ma pubblica pochi romanzi. Ogni opera è un appuntamento. Ogni storia è un affresco. Il primo romanzo, Lo stato delle anime, Il Maestrale 2001 e Il Maestrale/Frassinelli 2002, ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in Francia, Germania, Olanda. Paura e carne, Il Maestrale 2003, prosegue le vicende del personaggio Efisio Marini, imbalsamatore dello scorso millennio a cui l’autore restituisce vita, improvvisandolo investigatore.
La matta bestialità, edizioni Il Maestrale, 2003, invece, inaugura un nuovo filone narrativo.
Una Sardegna autentica e caliginosa. Sfuggente e maliziosa. Sulla scena disegnata si muovono uomini e donne impossibili. Eppure tangibili, paurosamente verosimili. Un meteorologo, Ugolino Stramini, che predice il tempo e il futuro. Una morte inspiegabile, che inaugura una serie di crimini talmente crudeli che la mente quasi le rifiuta. Come avrà fatto lo scrittore a renderle così bene, senza inorridirne? Una donna inquietante. Un poliziotto improbabile, terrorizzato dalla moglie, innamorato delle parole, l’unico con la vista non offuscata, l’unico senza sovrastrutture.
Todde ha una sottile capacità di stupire, di stracciare le convinzioni di chi legge. La potenza di chi, dal retro di una porta che non vedi, si affaccia, “cu cu!”. Un soprassalto, non può essere. E invece è. Offre il piacere di leggere un linguaggio severo, fortemente evocativo, ricercato, ma non altezzoso. Immaginiamo che parlino così i sardi, noi del Continente.
Giorgio Todde è anche presidente dell’Associazione culturale “L’Isola delle storie” che a fine giugno organizza il Festival letterario della Sardegna a Gavoi, in Barbagia. http://www.isoladellestorie.it/
Il cuore del libro.
La città si ipnotizzò a ferragosto. Restò catatonica per giorni. Il barometro indolenzito segnava stabile e pareva che anche la stratosfera, quella bassa e quella alta, fosse rassegnata a lasciare le stesse nuvole rade e cotonose ogni giorno allo stesso posto. Così tutto divenne ripetizione. Anche i giornali pubblicavano ogni giorno la stessa notizia del Canto ritrovato. Ma la canicola era sopportabile e non lesionava le teste.
Stagnare è comodo e la gente non stava tanto male. A Ugolino, ispirato, la città smidollata sembrava presa da un incantamento. C’è da dire, però, che l’incantamento, semmai, aveva preso lui ed Emilia e che il vitino da levriero di Ugolino aveva innamorato lei definitivamente e che lei era tanto commossa da emanare luce come una lanterna. Quella della città, invece, era proprio noia e non incantamento”.

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