lunedì 9 maggio 2011

Anfiteatro Romano di Cagliari Monumenti Aperti 8-9 maggio 2011

Secondo un calcolo recentemente eseguito, l’edificio poteva contenere oltre 10.000 spettatori, a fronte di una popolazione della Carales romana stimata in circa 35.000 persone.
L’insieme delle gradinate, di profilo ellittico, prendeva il nome di cavea, suddivisa tra gli spettatori secondo un criterio rigidamente classista: il ripiano del podium, direttamente affacciato sull’arena, era riservato ai cittadini più illustri (i senatores), che potevano sistemarvi le loro poltrone (subsellia); sui gradini di ima, media e summa cavea, sedevano, nell’ordine, le diverse classi di uomini liberi (equites, plebei) e le donne, rispettivamente separate da un netto dislivello di muraglie chiamate praecinctione. Sotto le gradinate vari corridoi (ambulacra) giravano tutt’attorno alla cavea, immettendosi tramite specifiche entrate (vomitoria) negli itinera, cioè i corridoi scoperti posti alla base di ciascun moenianum.
Nel 1600 il monumento era denominato anche con il nome sardo di Centu Scalas (cento scale). All’epoca l’arena risultava completamente interrata, e così i corridoi dei livelli inferiori, la cui misteriosa inaccessibilità dovette favorire la diffusione delle più strane leggende. Tra il 1845 e il 1865, si produssero e misero in commercio una fitta serie di falsi documenti antichi dai quali non solo si venne informati sui vari spettacoli che un tempo sarebbero stati allestiti nell’Anfiteatro, ma addirittura sui particolari di una tenera storia d’amore del III secolo d.C., nata sulle sue gradinate tra il bosano Marcobus e una giovane di nome Corilla (personaggi mai esistiti).



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